alba a pierino

alba a pierino

domenica 6 giugno 2010

mandorle




Mercoledì, parlando con gli amici del centro ippico, a Pierino per la festa di (quasi) compleanno di Agnese, venne fuori il cofanetto con "le mandorle".


E' una mia "opera", collezione fotografica e diario autografo a corredo, del novembre 2006. Realizzata per essere presentata ed esposta all'interno delle iniziative dell'annuale Fiera del Libro Toscano, a sua volta all'interno delle iniziative dell'annuale Mostra Mercato del Tartufo Bianco di San Miniato.

Si tratta di una pubblicazione contenuta in un cofanetto, costituita da un foglio stampato su carta xerografica Rismacqua della Cartotecnica Favini, contenente un diario autografo scritto per l’occasione, corredato da una stampa in offset, realizzata presso la tipografia dell’amico Franco Palagini, in formato 55x150 (mm), delle venti fotografie componenti la collezione fotografica “una storia di mandorle, in una terra di vento e nuvole”, realizzate il 5 ottobre, durante una visita ad uno stabilimento per la sgusciatura delle mandorle, del sig. Peré Escribà, amico di sogni energetici, a Mora d’Ebre, nella fertile valle del fiume Ebro, in Provincia di Tarragona, Catalogna, Spagna, e stampata in cento copie, a corredo dell’esposizione della collezione fotografica tenuta in San Miniato, presso i locali di Palazzo Grifoni, in occasione dell’annuale Fiera del Libro Toscano, dal 17 al 19 novembre duemilasei.

Altri luoghi ed altro tempo.


E’ come tornare a vedere nella luce di un nuovo giorno. Dopo una lunga notte, di pensieri rumorosi che hanno portato via tanto sonno, portando via tante illusioni, che non ho fatto in tempo a metterne via neppure un po’. Quando tutte le parole sai che non ti servono più, perché non dicono mai tutta la verità.



DIARIO

giovedì 5 ottobre 2006.
ore 11,00, circa.


Giornate tese, trascorse a mettere insieme numeri, per dare senso a misure e simulazioni.
Esco fuori, la luce è livida, da tarda mattinata. Il cielo è limpido, oggi, senza vento, le nuvole sono rimaste ferme sull’orizzonte, sopra l’azzurro del mare.
Sento delle voci, da dietro un furgone, stanno scaricando delle mandorle. Sacchi chiari, con scritte vivide, vengono svuotati delle mandorle contenute, sulla griglia delle buche dalle quali partono per la sgusciatura.
Un fruscio di cinghie e motori sale dalle buche, da sotto la griglia su cui ruzzolano le mandorle, biancheggianti e leggere. C’è una porta socchiusa, entro dentro. Il fruscio diventa suono, ritmato da colpi e ticchettii, lo sbattere dei vagli, lo schioccare degli ingranaggi.
Cammino su di una passerella che supera, come un ponte, laghi di mandorle che riempiono silos circolari.
Tubi, scale, ceste di paglia ovunque, coperte o ricolme di polvere e gusci, di mandorle disperse da un vaglio all’altro, da una macchina all’altra. Fuoriuscite dalle giunture dei tubi, rimbalzate su qualche imbuto, come a voler sfuggire al loro destino, per sbadataggine, incuria, o sfortuna, oppure fortuna. Già, è questo un disegno, o una costrizione, è questa la strada, o una lampara.
La luce che inganna la falena.
Le ceste sembrano essere lì per raccogliere i dispersi, i deviati, i fuoriusciti. Ma le ceste sono inanimate, immobili, posizionate sulle probabili vie di fuga. Sotto le giunture, i vagli, gli imbuti.
Qualche mandorla ci cade dentro, ma altre no. Cadono nella polvere, dentro di essa, ne vengono presto coperte, sommerse. Diventano clochard tra cartoni e stracci, incastrati negli angoli dove sono finite, vinte dall’oblio, dimenticate per la loro inconsistenza.
Tante mandorle fanno un sacco, una sola mandorla la si può anche perdere nella polvere.
Un fruscio, il suono di piccoli colpi indistinti per quanto fitti. Lo scorrere di un fiume di gusci vuoti, sbriciolati, sfarinati, che si rovesciano per un canale metallico.
Il seme della mandorla adesso è libero, si muove su altri tubi, per altri contenitori ed elevatori.
Sono piccoli pezzi bruni, a forma d’uovo schiacciato ed allungato. Hanno l’aspetto morbido, e viaggiano silenziosi.
Vagli le dividono per dimensioni, macchine ancora spogliano il seme della veste bruna. Bianchi e lucidi i semi contenuti nei gusci, sfilano su nastri, sotto gli occhi di donne che li mondano degli imperfetti. La selezione si chiude con il riempimento di nuovi sacchi.
Dove parte tutto questo, cosa sono le mandorle, da quale pianta si raccolgono.
Come si curano questi alberi, e chi li cura.
Esco, sulle colline attorno, sbiancate dal sole, mandorli a perdita d’occhio. Spesso misti ad olivi, o alternati a filari di peschi.
Mi incammino sulla collina, lungo una strada di terra bianca, di sassi e polvere.
Attraverso un cortile coperto da una vite sorretta da fili, davanti a me si apre un campo di mandorli, alberi di poche foglie, sofferti su di un terreno di sassi e polvere, come la strada.
Mi siedo, sopra di me, mimetizzata tra le foglie ingiallite dall’autunno, e il pericarpo aperto e necrotizzato, una mandorla è ancora attaccata ad un ramo.
Mi sento la polvere sulle mani, mentre le allungo per coglierla. Staccata dal ramo sembra avere un’altra consistenza, sembra scivolare via, liscia di polvere.
Già, la polvere.
E’ chiara e pesante, ferma sugli oggetti, non vola, si muove per contatto tra le cose.
E’ un’emozione che si può spiegare solo qui, è una sorpresa che neppure ti immagini, che non ti puoi riportare indietro, solo la polvere, questa polvere, attaccata alle dita, ti permette di sentire queste sensazioni.
Intanto il cielo si è fatto più basso, il vento ha tardato, ma si è levato.
Non pressante, ma presente.
Dall’orizzonte le nuvole, bianche abbacinanti, hanno preso a muoversi e a vagare, sparse, verso le colline, verso l’interno di questo paese di terra rossa e terra chiara, sotto un cielo di vento e nuvole.
Il vento ora si sente di più, le nuvole aumentano di numero, e il cielo sembra appoggiarsi sui rami dei mandorli.
Mi volto verso la valle, e il cielo lo sento sulle spalle, il vento mi spinge, sembra di volare.
Mi sento sereno, cosciente di un attimo di felicità, perché le felicità esiste, magari è fatta di attimi.
E’ la malinconia che poi arriva a darmene conferma, è l’anima che va dietro alle onde del vento che entra tra i mandorli, li scuote leggermente, fa andare le foglie e poi tornare.
Sto pensando a me stesso, alle idee che mi hanno portato in questo momento, in questo luogo del tempo.
Ho pensieri vaganti, penso alla vita, all’amore che gli da senso.
Penso che è bellissimo essere qua.


l'arrivo delle mandorle

imbuti di travaso



rammendo sul giunto

ceste e polvere

ceste di paglia

cartone a contenimento

mandorla sul ramo

macchine per la sgusciatura

maquinas

vagli per la calibratura

gusci

cortile

segno di luce

mandorli su terrazzamenti di sassi e polvere

mandorleto

le mandorle

bianchi semi di mandorle

tubi per lo scarico

il marchio di fabbrica

silos

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