alba a pierino

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mercoledì 25 agosto 2010

in 500 a Volterra. Da Montefoscoli a Volterra

Domenica 22 agosto 2010.
Ore 16,40. Mulino del Carfalo.

Il torrente Carfalo, che nasce nel territorio di Montaione, è un affluente del fiume Era.
In corrispondenza del ponte sulla strada per Libbiano c'è un mulino per cereali.


Con l'avvento dei mulini a cilindri, nella seconda metà dell'800, il cereale non viene più schiacciato e "confricato" da grosse macine a forma di ruota, ma passa attraverso coppie di cilindri rotanti di ghisa dura. In tal modo viene realizzato un prodotto più raffinato, riducendo il surriscaldamento delle farine e, conseguentemente, il loro deterioramento.
Questo tipo di macinatura consentiva, dopo diversi passaggi, l'eliminazione della crusca. Il pane bianco, pur perdendo proprietà nutritive e alimentari per l'assenza di crusca e semolino, cominciò da allora a rappresentare un vero e proprio status symbol sociale.
Sul mio web-in-tasca è ancora aperta la pagina del Pascoli.

Oh! il campetto con siepe e con fossetto!
Nel verno io voglio, ch'io non son cicala,
il mio grano con me sotto il mio tetto.
Il buon odor di pane che si esala
da quel brusìo di mille chicchi d'oro,
quando il mio mucchio muovo con la pala!
Caro il mio grano! Quando il mio tesoro
mando al mulino, se ne va, sì, questo;
ma quello nasce sotto il mio lavoro.
Io le mie braccia, Dio ci mette il resto.
Me ne sa male; ed ecco che ogni staio
che mando, dice: - Mandami: fo cesto;
mandami: imboccio. - Io mando al buon mugnaio.
- Mandami: impongo; mandami: rassodo. -
Poi, quando nulla resta nel solaio,
l'ultimo dice: - To' la falce: a modo!
(...)

Da alcune finestre, guardando all'interno, non si vedono le macchine, ne altre strutture che possano far pensare ad un mulino, ma piuttosto ad un magazzino di cose vecchie. L'ortica ad altezza uomo non permette di avvicinarsi più di tanto alla costruzione.

Scritte di vernice nera ed un simpatico cartello, piuttosto improvvisato, testimoniano una recente vita del luogo.


Con l'attraversamento del Carfalo si entra nel territorio di Peccioli.


La strada che percorro si chiama "via della bonifica".
A partire dal '600, con la sottomissione al Granducato Mediceo, ebbe inizio per Peccioli un periodo di pace e di stabilità politica che si protrasse fino all'avvento dei Duchi di Lorena al potere, i quali avviarono i primi lavori per la bonifica del territorio che favorirono ulteriormente lo sviluppo delle attività agricole e segnatamente della produzione vinicola.
Solitaria ed essenziale, sorge tra i campi, una tabaccaia costituita da due soli forni di essiccazione.


Salendo verso Villamagna, ecco Peccioli, dietro di me.
Verso est la collina del Castagno, con la cava dell'amico Maurizio, da li proviene la ghiaia della strada di Pierino. Di fianco, a destra, è ancora visibile la ferita dell'incendio dello scorso anno.

Ore 17,00. Lungo la via Villa di Cedri.
La strada, superato il bivio per Cedri, inizia a salire verso Villamagna, e si entra nel territorio di Volterra, il territorio comunale più esteso della Provincia di Pisa, con oltre 252 kmq, nonostante ci siano solo tre frazioni.

Curve e saliscendi, tra colline di argilla brulle di stoppie dopo il raccolto.
Ad una curva, un mucchio di battitura di "sulla", un legume che nel mese di giugno copre le colline con i suoi fiori amaranto.



Ore 17,05. Lungo la via Villa di Cedri. In direzione di Villamagna.
Finalmente Volterra! Eccola, dal finestrino, dietro il crinale di una collina arata.
Le balze, e sopra di esse la città.


Ore 17,07. Lungo la via Villa di Cedri. In prossimità di Villamagna.
Lo sferragliare di un trattore cingolato entra dal finestrino della 500.
Lungo la pendice della collina, un trattore a cingoli color arancio, sta trainando un aratro, con quale rivolta le stoppie della "sulla".
Il trattore rumoreggia e scende veloce. Il tratto è comunque lungo ed impiega qualche minuto a giungere in fondo.

Arrivato giù, tira su l'aratro, gira verso il crinale, toglie il gas al motore, cambia marcia e una fumata nera, accompagnato dal rombo che torna possente, esce dal trattore che ancor più velocemente risale la collina, senza arare.
Ecco, penso, perché ai terreni in collina assegnano più gasolio agevolato, devono considerare i giri a vuoto.
Mah... Già sono terreni poco fertili, con rese basse. Se poi ci si mette che per arare ci impiegano un tempo quasi doppio, con consumi quasi doppi...

Mi fermo a guadare questa evoluzione. I tempi sono lenti e lunghi. Tanto che ho tempo di cercare nel mio web-in-tasca parole appropriate. Visto che mi hanno fatto notare che ad insegnare al magistrale di San Miniato non era stato stato il Pascoli, ma il Carducci, per fare giustizia, leggo una sua poesia, mentre aspetto che il trattore faccia il suo giro.
E pensando al Carducci mi viene subito la similitudine tra il "suo" "Pio Bove" e questa macchina sferracciante, che sta impiegando più di cinque minuti per rivoltare una striscia di terra larga poco più di un metro. Chissà quante ore impiegherà ad arare tutta la piaggia, questo "mezzo" devoto al proprio dovere, come lo era il "Pio Bove", identificato nel lavoro dell'aratura...
T'amo, o pio bove; e mite un sentimento
Di vigore e di pace al cor m'infondi,
O che solenne come un monumento
Tu guardi i campi liberi e fecondi,
O che al giogo inchinandoti contento
L'agil opra de l'uom grave secondi:
Ei t'esorta e ti punge, e tu co 'l lento
Giro de' pazienti occhi rispondi.
Da la larga narice umida e nera
Fuma il tuo spirto, e come un inno lieto
Il mugghio nel seren aer si perde;
E del grave occhio glauco entro l'austera
Dolcezza si rispecchia ampio e quieto
Il divino del pian silenzio verde


Ore 17,15. Bivio per Vallicella.
Dopo quasi dieci minuti riparto, e subito mi imbatto in un altro bivio, a destra il mare (Pontedera) a sinistra una strada da inventare.
Siamo nel territorio di Volterra, l'abbiamo vista dal crinale, ma neancora un cartello che ci indichi che strada dobbiamo fare.


Ore 16,20. Al bivio per Villamagna.
A sinistra si va a Villamagna, a dritto, non si sa, niente cartelli...
Le colline qualche mese fa coperte di grano, oggi, dopo i temporali dell'inizio di quest'agosto, sono coperte dal verde di un'erba nata e cresciuta come di maggio.

Davanti, Volterra appare sempre più vicina.

Ore 17,30. Molino d'Era, il ponte.
All'ingresso del ponte, ecco finalmente che incontro il primo cartello stradale che indica la strada per Volterra.
Mi viene però da pensare che, svoltando a sinistra il primo paese che si incontra è proprio Volterra.
Qui arrivano la strada da Colle Val d'Elsa e quella da Castelfiorentino, via Montaione-Gambassi.


Il Fiume Era nasce ad est di Volterra, originandosi da due torrenti, l'Era Viva che sorge in località Pignano, e l'Era Morta a Montemiccioli, a circa 1000 meri di altitudine.
Dopo 54 km sfocia nell'Arno presso Pontedera, e da li se ne va "al mare".

Grazie alle piogge di inizio mese, l'alveo non è secco, anzi.
L'acqua corre, ed è popolata di pesci che si vedono fin da sopra il ponte.
Sicuramente li vede anche la Garzetta (Egretta garzetta) che ha spiccato il volo, poco dopo che mi sono affacciato al ponte.
Magari, a lei piacciono di più le rane dei pesci...



Ore 17,35. SP 15 Volterrana.
All'altezza del km 8,5 c'è un semaforo per un senso unico alternato, per i lavori di ripristino di una frana venuta giù nello scorso mese di maggio.
Superato il semaforo la strada inizia a salire, e salirà fino agli oltre 500 metri di altitudine di Volterra.
Tre anni fa, su questo tracciato, dal km 8 al km 1,350, alle porte di Volterra, si corse l'ultima edizione disputata, della Coppa Città di Volterra, gara automobilistica di velocità in salita.
L'amico Giovanni Corrieri, durante l'estemporanea fotografica di Bucciano, il 1° agosto scorso, mi raccontò di avervici preso parte con una "500 abarth" nella seconda metà degli anni '60, quando era divenuta una delle manifestazioni motoristiche più importanti d'Italia.
A quel tempo, comunque, la gara si disputava su di un altro tracciato. Quello della strada che da Saline sale in città, 11km con dislivello di 500 mt. e 79 curve, molto più impegnativo di questo tracciato.


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