alba a pierino

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venerdì 8 luglio 2011

la raccolta del trifoglio in Valdorcia


Quest'anno, sulle colline attorno a Pienza, si vedono molti di campi dalle stoppie nere.
Sono stati coltivati a trifoglio, e in questo giorni è in corso la mietitura.


Il trifoglio pratense, o violetto per il colore dei suoi fiori, è una delle leguminose foraggere più diffuse in Europa, tanto che in alcuni Paesi raggiunge estensioni di alcune centinaia di migliaia di ettari.
In Italia, comunque, la coltura pura di questa leguminosa da prato è andata progressivamente perdendo di interesse nel corso degli ultimi venti anni.


Di non antichissima coltivazione, il trifoglio pratense giunse in Europa probabilmente attraverso la Spagna e, di qui, si estese alla Francia, alla Germania ed ai Paesi Bassi.
Già conosciuto come pianta foraggera, il trifoglio pratense non fu però mai estesamente coltivato.
Acquisì importanza quando, introdotto in Inghilterra verso la metà del 1600, venne inserito nell’avvicendamento in sostituzione del maggese nudo. Le conseguenze di tale accorgimento furono subito evidenti. La sua coltivazione provocò un sensibile aumento delle disponibilità foraggere e, dall’altro, grazie alla sua capacità azotofissatrice ed al conseguente arricchimento del tenore in azoto del terreno, consentì un incremento di tutta la produzione agraria.



Data la brevità del ciclo produttivo e la lentezza del suo sviluppo nel 1° anno, non c’è convenienza a seminare il trifoglio pratense in coltura specializzata, in Italia la tecnica normale era la semina in bulatura in mezzo ad un cereale, ma con la coltura intensiva del frumento scarse sono le possibilità di sopravvivenza della leguminose in esso traseminata.
L’epoca più usuale per la semina è febbraio-marzo, per la semina si adoperano 30-35 Kg/ha di seme.




Nel trifoglio pratense la fecondazione incrociata è la regola assoluta in quanto le piante sono totalmente autoincompatibili.
In ogni regione esistevano popolazioni locali (“ecotipi”) ben adattati alle condizioni d’ambiente particolari. Oggi possono essere commerciate solo varietà selezionate.
La produzione nel 1° anno è scarsissima, si hanno solo stoppie inerite che, al massimo, possono essere sfruttate con un prudente pascolamento. La produzione piena, falciabile, si ottiene solo nel 2° e ultimo anno in cui il prato dà due ottimi sfalci, uno a metà maggio, l’altro a fine giugno, solo in ambienti e annate molto favorevoli talora può aversi un modestissimo terzo taglio.
Le rese in fieno sono di 5-6 t/ha. Un fieno ottimo di trifoglio violetto tagliato a inizio fioritura ha un contenuto di s.s di 86% circa, di protidi grezzi del 17-18% (su s.s.) e un valore nutritivo di 0,6-0,65 U.F. per Kg di s.s.
Il seme di trifoglio pratense si produce sul 2° taglio. Le produzioni sono basse (100-200 Kg/ha) e sono rese molto aleatorie da parecchie difficoltà, quali scarsità di insetti impollinatori, attacchi di insetti parassiti, allettamento, sgranatura, ecc..

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