alba a pierino

alba a pierino

mercoledì 24 agosto 2011

Il trenino del Bernina

Ieri sera, di rientro dalla cena, mi fermo a conversare con il proprietario dell'Albergo. Con Lino Trabucchi ci eravamo dati una sorta di appuntamento. Vedendomi girare sempre con la macchina fotografica al collo lo avevo incuriosito. Mi parla della sua grande passione per la fotografia, e io dei miei progetti di itinerario per il rientro a casa.
Gli dico che mi piacerebbe passare dal Passo dello Stelvio, ma lui mi suggerisce il "Trenino del Bernina".
Passa di qua, per la Forcola. —, mi indica. — Scendi fino a Poschiavo, e li prendi il Trenino del Bernina, per St. Moritz. Lascia stare lo Stelvio, arrivi in cima stanco a forza di guidare, e poi vedi poco. Vai sul Trenino, lì sì che farai delle belle foto. —.
Con il mio nuovo web-in-borsa, grazie alla WiFi dell'Albergo, trovo subito tutte le informazioni. Gli orari e quant'altro serve. Mi impressiona il numero di siti sull'argomento. Oggi ne ho scoperto il motivo.
Non tanto e non solo per la bellezza del percorso, ma è soprattutto come lo stanno valorizzando il motivo di tutto questo interesse intorno.


Tanto per cominciare, appena si entra nella stazione di Poschiavo, il principale centro di questa valle del Canton Grigioni, la punta a sud-est della Svizzera, si nota la targa rossa che indica che, nel luglio 2008, le linee del Bernina e dell’Albula della Ferrovia Retica sono state inserite nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Esempi straordinari e tecnicamente innovativi della gestione del paesaggio di alta montagna e sono da annoverare tra le ferrovie a scartamento ridotto più spettacolari del mondo.
Si tratta della trasversale alpina più alta d’Europa e di una delle ferrovie ad aderenza naturale più ripide al mondo, in quanto in alcuni tratti si raggiunge il 70 per mille.





Se il 2008 è stato un anno importante per questa ferrovia, anche lo scorso anno, il 2010, non è stato da meno è stato un anno perché la Ferrovia Retica ha potuto festeggiare il traguardo dei 100 anni della linea del Bernina.


Il treno diretto tra St. Moritz e Tirano è circolato per la prima volta il 05 luglio 1910.

Sono 61 chilometri di raffinata ingegneria edile davanti al Piz Bernina, la cima più elevata dei Grigioni da cui prende il nome la ferrovia.

Da quel giorno questa ferrovia che attraversa le Alpi ha funzionato durante tutti i giorni dell'anno, pressoché ininterrottamente fino ad oggi.







Avevo visto in tv, proprio la scorsa settimana, un servizio su questo treno, presentandolo come uno dei più spettacolari al mondo. Salirci equivale ad entrare in un teatro dal quale si può ammirare una scenografia unica. Non è solo il paesaggio a stupire, per bellezza come anche e soprattutto per cura, ma è la stessa ferrovia a dare spettacolo con i suoi viadotti e gallerie elicoidali che raggiungono pendenze a dir poco impressionanti.
Nel mio web-in-borsa, sul Trenino del Bernina, trovo tutto quello che serve sul sito di Flavio Capra, una giuda turistica che opera proprio sul trenino.

Si tratta di una ferrovia vera, cioè che svolge servizio pubblico regolare, che partendo da Tirano, in Valtellina, Italia, si arrampica di oltre 1.800 metri, da quota 429 m.s.m. attraverso la splendida Valposchiavo, fino ai 2.253 del Passo Bernina con il contorno dei ghiacciai perenni del Gruppo del Bernina, dove il Piz Bernina raggiunge i 4.049 metri.
Il viaggio termina a St. Moritz in Engadina Alta a quota 1.775 metri, dopo circa 2 ore e 30 minuti di viaggio.
La Ferrovia del Bernina funziona 365 giorni all'anno, con 7 vagoni in estate e 6 in inverno. Durante il quale, normalmente, non ci sono interruzioni a causa della neve, grazie agli appositi "Schleuder", le motrici spartineve a fresa rotativa, in servizio nel periodo invernale.
Tra Tirano e St.Moritz ci sono 20 fermate intermedie. In alcuni tratti delle valli, la ferrovia assume la connotazione di "tram delle montagne" per chi ci vive o chi la utilizza per gli spostamenti delle normali abitudini di vita, per pendolarismo lavorativo o la visita ad amici, per andare a far la spesa o altro ancora, come in una normale ferrovia locale.




Ci sono due tipi di treni in servizio. Uno è il Bernina Express, che raggiunge più velocemente St. Moritz perché fa pochissime fermate. Ha degli speciali vetri che permette al viaggiatore di avere una grande visibilità sul paesaggio, anche verso l'alto. Ma i vetri sono fissi.
L'altro è il treno che fa servizio locale, con i vetri che possono essere aperti. Inoltre, nei mesi di luglio ed agosto, nei giorni che il tempo lo permette, vengono aggiunte, ad alcuni specifici orari, due carrozze completamente aperte, con la sola balaustra e delle panche di legno bidirezionali per sedersi.
Ci sono circa 12 treni locali e 4 Express, che giornalmente fanno servizio lungo la linea. Io prendo il treno locale che parte alle 11,33 da Poschiavo direzione St. Moritz.
Questo treno non prevede la presenza della carrozza panoramica. Ma il successivo sì.
Penso ad una fermata intermedia dove aspettare la carrozza, approfittando per fare due passi.


L'addetto al marciapiede della Stazione mi consiglia di fare sosta a Cavaglia, dopo una ventina di minuti di viaggio. Mi parla delle marmitte dei Giganti.

Il trenino comincia subito a salire, e senza sosta, lungo una interminabile sequela di curve e tornanti, sale in poco tempo di diverse centinaia di metri, e sotto di noi si apre la vista sulla Valposchiavo.

Lungo i binari un ininterrotto giardino di fustaie di abeti alternati campi d'erba verde e rasata, attorno a piccole case col tetto spiovente e spesso con la bandiera rosso crociata a sventolarvi sopra.



A Cavaglia scendo, e lungo il sentiero per le Marmitte dei Giganti, dei grossi ed ampi pozzi scavati dall'acqua, scorgo un piccolo animale saltellare attorno ad un cespuglio. Mi metto a giocare con lui, e la visita alle Marmitte salta, il treno successivo non me ne da il tempo.





Arriva il treno, ed in coda ha le carrozze panoramiche.
Questa è la vera avventura legata a questo treno.
Adesso la visibilità è a 360°. Muoversi sul vagone è semplice, la velocità è bassa e il vento non da fastidio. Nonostante la balaustra bassa, e i tornanti che si inerpicano sulle pendici, viaggiare su queste carrozze non fa paura.
Magari le continue curve, spesso dal raggio molto stretto, alcune arrivano a soli 40 metri, fanno stridere molto le ruote di ferro.
Così è più il rumore con non il vento a dar fastidio, soprattutto in galleria.







Il trenino affronta una serie di stretti tornanti, con le curve in galleria, e si apre la vista sul ghiacciaio del Bernina.
E' uno spettacolo emozionante. I ghiacci in vetta, abbacinati dalla luce del sole, che scuriscono un po' lungo il versante, per poi grondare in tante, rumorose cascate d'acqua. Fa una certa, inquietante, impressione vedere il ghiaccio sciogliersi in quel modo.
Il treno si ferma alla stazione dell'Alpe Grum, un albergo a strapiombo sulla valle, e da lì partono infiniti sentieri, alcuni anche per salire fino al ghiacciaio.






Poi riparte per salire fino al valico, alla stazione dell'Ospizio Bernina, al centro del Lago Bianco, un grosso bacino artificiale, chiuso da dighe da ambo i lati, che raccoglie gran parte dell'acqua proveniente dal Piz Bernina.
Qui, come ricorda anche un cartello lungo la ferrovia, c'è lo spartiacque tra Adriatico e Mar Nero. L'acqua che cade dal cielo dietro di noi va tutta a finire nel Po, Quella che corre davanti a noi, finisce tutta nel Danubio.




In corrispondenza della prossima stazione, quella di Diavoleza, c'è la stazione di partenza della cabinovia per il ghiacciaio.



La ferrovia adesso scende verso la Val Engadina, affiancando la strada. La discesa verso St. Moritz è molto più dolce.


E' impressionante la cura per il paesaggio.
La pulizia dei boschi, la gran quantità di sentieri e percorsi, la cui cura, fattura e precisione della segnaletica denota un'attenzione alle cose che viene da lontano, che sta nella cultura prima che nelle idee.







Da diversi chilometri il treno viaggia in un fondovalle pianeggiante, dopo Pontresina la ferrovia punta verso St. Moritz. Sulla nostra destra i famosi lussuosi Hotel, sulla nostra sinistra il lago.



Un paio d'ore per visitare la cittadina, ed alle 15,45 di nuovo in stazione per prendere al volo il treno di ritorno, per Tirano.



Il treno risale verso il valico. La luce è cambiata, adesso il sole comincia a farsi radente, sopra le cime coperte dai ghiacci.





Ho idea di spezzare anche il viaggio di ritorno, per riassaporare il viaggio in carrozza. Penso di fermarmi al Lago Bianco, alla stazione Ospizio Bernina, ma la luce adesso non mi piace più, così resto sul treno.



Mi fermo all'Alpe Grum. Per quasi un'ora sto ad osservare il ghiacciaio e ad ascoltare il suono delle sue acque.





Alle 17,45 salgo sul trenino con la carrozza panoramica. Ed inizia la discesa verso Poschiavo.






Il treno scende lento, le ruote fischiano ad ogni curva, si sente odore di ferodo, di freschi surriscaldati. Finiti i tornanti nel bosco, la vista si apre sui verdi campi della vallata.
E' un succedersi di pezzi di vario color verde, a seconda del tempo trascorso dall'ultimo taglio.





Arrivato a Poschiavo riprendo l'auto, e, scendendo verso Tirano, gioco ad inseguire e a farmi inseguire dal trenino.
In questo tratto il treno, dove non ha spazio, per la montagna e case sul fondo valle, per alcuni tratti viaggia sulla strada stessa, chiusa al suo passaggio da delle sbarre che fermano le auto.



All'ingresso di Brusio supero il treno, e lo attendo al viadotto elicoidale, una delle tante attrazioni di questa ferrovia.
Tra il 1908-1910, gli ingegneri progettisti della Ferrovia del Bernina, si sono confrontati con alcune sfide davvero estreme. Il tragitto, che porta da Tirano (429 m), attraverso il Passo del Bernina (2253 m), a St. Moritz (1775 m s.m.), non doveva solo superare grandi dislivelli su brevi distanze, ma anche evitare per quanto possibile un eccesso di gallerie, dato il suo carattere turistico fin dalla sua ideazione. Perché già all'inizio del secolo queste erano valli di villeggiatura e di sci alpino. Non a caso St. Moritz ha ospitato la seconda olimpiade invernale, nel 1928.
Il difficile compito è stato risolto in questo tratto con un viadotto elicoidale all'aperto. La ferrovia supera con un doppio passante di 100 m di diametro un notevole dislivello. Grazie al passaggio aperto su un viadotto, sotto la cui terza arcata di ponte il treno si infila, i passeggeri possono godere appieno di questo miracolo dell'ingegneria ferroviaria.
Sembra davvero un girotondo sui binari.





Il viadotto è in pietra e laterizi, e in questo periodo è in manutenzione.

Nessun commento:

Posta un commento