alba a pierino

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venerdì 24 agosto 2012

l'aratura delle argille



Negli ultimi anni, ed inizialmente per motivi che si riconducono più ad obiettivi di riduzione dei costi per la preparazione dei letti di semina per le colture agrarie estensive, si è assistito ad un sostanziale cambiamento delle tecniche di lavorazione del terreno.
Progressivamente, allo scopo di ridurre i consumi di carburante, si è prestata una maggiore attenzione alla riduzione del numero delle lavorazioni, ed alla ricerca di evoluzione di attrezzi esistenti per lo sminuzzamento delle zolle di lavorazione prima, per poi affrontare anche la fase di aratura.
Oltre ad aver adottato una maggiore attenzione ai tempi di esecuzione, in relazione alle caratteristiche del terreno, e quindi del suo stato di tempera, cioè la sua plasticità in relazione al suo contenuto di umidità, si è attuata una profonda rivisitazione della tecnica di aratura, e sperimentazione di varie tipologie di aratri.
A seconda dei terreni e, soprattutto dei programmi di successione delle coltivazioni, si è giunti ad una drastica riduzione della pratica dell'aratura stessa. Con la diffusione delle pratiche di minima lavorazione, eseguita con la combinazione dell'azione di ripuntatori e/o frangizolle a dischi, ma anche di semina diretta su sodo, con speciali macchine che rompono la crosta del terreno nello spazio limitatamente necessario alla messa a dimora del seme.
Queste tecniche si sono rivelate interessanti, e vengono comunemente usate, per le colture a semina autunno-vernina.
Al tempo stesso, è stata affinata la tecnica dell'aratura delle colture da rinnovo, quella a semina primaverile, con una generalizzata riduzione della profondità del solco, e l'uso di trattrici di elevata potenza affinché potesse essere possibile l'uso di aratri a più vomeri per la riduzione dei costi unitari per superfici.


Nei terreni collinari di natura quasi esclusivamente argillosa, si è tornati a profondità di aratura prossime a quelle che venivano realizzati in epoche ante meccanizzazione. Oggi si usa prevalentemente arature attorno ai 20 cm di profondità, che però vengono eseguite con aratri a molti elementi, e con larghezze di fetta prossime ai 50 cm.
L'operazione dell'aratura viene poi eseguita in periodi in cui i terreni sono assolutamente privi di umidità.



Il risultato che si ottiene è il rivoltamento completo del solo strato fertile del terreno, quello interessato dalle concimazioni e dalla presenza dell'apparato radicale del cereale vernino. Il terreno, per effetto della velocità del trattore, e dell'ampiezza della fetta, risulta particolarmente sminuzzato, e, in una situazione di pochissima umidità sul terreno, anche la suola di lavorazione risulta meno compatta.

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