alba a pierino

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giovedì 23 agosto 2012

se ci fosse...


Francamente non riesco a pensare che possano esserci guerre buone e guerre cattive. Guerre civili e guerre incivili.
La guerra è un momento in cui l'uomo smette di essere tale, e diventa un mostro.

La seconda guerra mondiale credo, però, che abbia raggiunto e mostrato cosa c'è oltre quella linea di demarcazione che divide tra la realtà e la degenerazione di essa, cioè quando l'uomo smette di essere se stesso, e diviene capace di elaborare ed autogiustificarsi l'annientamento di se stesso.

Nell'estate del 1944 si raggiunge il culmine, in Italia, di questa degenerazione.
Sarà soprattutto lungo la linea Gotica, o meglio, in quella terra di nessuno tra l'Arno ed il crinale degli Appennini.
Il 23 agosto 1944 il Padule di Fucecchio fu teatro di un crimine di guerra delle retroguardie dell'esercito tedesco a difesa della linea Gotica.

I tedeschi, dopo aver accerchiato il Padule durante la notte, all'alba hanno iniziato il rastrellamento all'interno dell'area del Padule di Fucecchio, catturano ed uccidendo 175 persone, tra cui bambini di pochi mesi, giovani madri, anziani infermi e uomini inermi.
Tra le vittime, molti sono coloro che, dalle città vicine, erano sfollati in Padule, ritenendolo un posto più sicuro.

I tedeschi giustificarono la loro azione, come operazione di annientamento delle formazioni partigiani della zona, ma di fatto il loro scopo era quello di fare terra bruciata, e diffondere il terrore, come deterrente o elemento di rallentamento dell'avanzata Alleata, così da proteggere la ritirata ordinata delle truppe dell'Asse, in atto oltre la linea Gotica.

Sarà un'azione che riguarderà un'area molto ampia. All'interno della quale i soldati tedeschi entreranno casa per casa, capanna per capanna, canneto per canneto. Uccidendo chiunque trovassero.



Questa sera l'amica Firenza Guidi, di cui su questo blog spesso racconto delle mie frequentazioni del suo "ELAN Frantoio", è stata invitata dall'ANPI Fucecchio e dalla Casa del Popolo “G. Pacchi”, in occasione del 68° anniversario dell'eccidio del Padule, a proiettare il suo pluripremiato cortometraggio, "Se ci fosse acqua", che racconta la storia di Ave e Frida, che vissero in prima persona quell'evento. Ave Guidi e Frida del Bino sono rispettivamente la zia e la madre della regista.



Ave è tra i presenti, ed illumina tutti con il suo lucidissimo racconto della memoria di quei giorni.


A fine serata un signore si avvicina a me, e con quattro semplicissime parole, mi racconta una storia grandissima.
Avevo dieci anni nell'estate del 1944, e abitavo alla Pieve (Pieve a Ripoli). Mi ricordo che portavo da mangiare al mio babbo che, insieme ad altri contadini, i tedeschi li facevano lavorare di là dall'Arno, a Roffia, a tagliare alberi, pioppi e viti. Per cinquecento metri dall'Arno gli fecero tagliare tutto.—

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