alba a pierino

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martedì 16 ottobre 2012

lo stadio Flaminio


Mi trovo ai Parioli, termino il primo dei miei incontri, guardo l'orologio, è quasi l'ora di pranzo, ma penso anche che manca più di un'ora al prossimo incontro, a Piazzale Flaminio.
Penso al Piazzale Flaminio, mentre vedo spuntare, davanti a me, oltre i gusci del Parco della Musica, i pali con i riflettori per l'illuminazione dello Stadio Flaminio.

Lo Stadio Flaminio ha per me, un fascino speciale.
Così decido di non pranzare, e dedicarmi a tentare una visita dello stadio.


Per molto tempo ho creduto che fosse una ristrutturazione del vecchio Stadio Nazionale, dove si era svolta la finale del mondiale di calcio del 1934.
Ma anche quando ho scoperto che il vecchio Stadio Nazionale non fu ristrutturato, ma completamente demolito, e lo Stadio Flaminio fu costruito ex-novo sulla stessa area del precedente, quale impianto destinato ad ospitare le gare di calcio della XVII Olimpiade di Roma 1960, ho continuato a legarlo a quell'evento.

Lo Stadio Flaminio è un impianto sportivo polivalente, in quanto, ricavate all'interno delle sue tribune c'è una piscina semi-olimpica, una palestra per il pugilato ed una per l'atletica pesante, e la palestra della scherma.

Progettato dall’architetto Antonio Nervi con la collaborazione ingegneristico-strutturale di suo padre Pier Luigi, fu realizzato tra il 1957 e il 1958 e vide la sua inaugurazione il 19 marzo 1959.


Trovo un cancello aperto sulla recinzione esterna, e percorro il perimetro delle tribuna della piscina.




Supero l'ingresso alla curva sud, dove sotto di essa ci sono degli uffici del CONI, e mi dirigo verso la tribuna centrale. Cerco un accesso alle tribune, e lo trovo salendo una scala esterna.



Oggi è una fantastica giornata di sole, tiepida come solo a Roma può esserlo in questa stagione.
Il campo e le tribune risplendono di questa luce.




Scatto un po' di foto, ed arriva un signore.
Mi chiede cosa ci faccio. Gli rispondo con cortesia, spiego la mia curiosità.
Parliamo un po'. Di come viene usato oggi lo stadio, visto che non ci giocano più neppure il 6 Nazioni di rugby.
Lo stadio, soprattutto fuori, ma anche dentro, visto che in curva sud si vedono delle piante nate tra i gradoni, ha un aspetto trasandato.
Gli chiedo:
Che ci vanno a fare, secondo lei, la Roma e Lazio, all'Olimpico, quando hanno da giocare con il Chievo? E forse troppo piccolo? Quanti sono i posti di questo stadio, 24.000?
— Macché, 38.000! —, mi risponde il signore.


Mi porta all'interno della palestra di scherma. Credo sia un istruttore.
Poi mi fa scendere negli spogliatoi, e poi mi apre una porta e mi fa accedere al prato, al campo di gioco.






Mentre usciamo do' un'occhiata al mio web-in-tasca, e leggo velocemente un po' di titoli di notizie legate alla capienza del Flaminio, e mi rendo conto che se fossero davvero 38.000, la nazionale di rugby ci giocherebbe ancora.
Lo scorso anno, l'Atletico Roma, squadra di Lega Pro, aveva un'agibilità per soli 4.000 posti, la metà della capienza ufficiale della sola tribuna coperta.


Leggo ancora che, inizialmente, lo stadio era capace di più di 40 000 posti, poi ridotti a meno della metà per adeguamento alle norme di sicurezza, poteva a tutto il 2011 ospitarne circa 30 000 grazie a tribune provvisorie in materiale tubolare, installate a cura della Federazione Italiana Rugby per garantire una maggiore affluenza in occasione degli incontri del Sei Nazioni.


Il signore mi racconta che Lotito aveva chiesto il Flaminio per farvici giocare la sua Lazio, ma la richiesta fatta dal CONI di 250.000 € per la stagione, la considerò una richiesta esosa.
Il CONI spende ogni anno un milione solo per tenerlo così. —, mi spiega.
Ma forse era tutto un gioco per trattare sull'affitto dell'Olimpico. —, ci tiene a precisare.


Cerco qualche altra notizia mentre passeggio per il mercato di piazza Ankara, ma lascio perdere appena vedo il chiosco di Antonio Venditti, con la sua porchetta di Luco dei Marsi, campione d'Italia 2010.

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