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domenica 4 maggio 2014

la Basilica di San Giovanni in Laterano



La Sacrosanta Cattedrale Papale Arcibasilica Romana Maggiore del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista al Laterano, madre e capo di tutte le chiese della Città e del Mondo è la cattedrale della diocesi di Roma.


È la prima delle quattro basiliche papali e la più antica e importante basilica d'Occidente. Sita sul colle del Celio, dove venne edificata la primitiva basilica, consacrata da Milziade al Redentore, all'indomani dell'editto di Milano dell'anno 313 che legalizzava il Cristianesimo.
La basilica e il vasto complesso circostante, che comprende il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense, pur essendo su territorio della Repubblica Italiana, godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti dallo Stato italiano alla Santa Sede che pertanto ne ha la piena ed esclusiva giurisdizione.


Per visitarla entro dalla facciata laterale, che si apre su Piazza Porta San Giovanni, con la Loggia delle Benedizioni, realizzata assieme all'annesso Palazzo del Laterano da Domenico Fontana.


Sul mio web-in-tasca leggo che si sono succedute diverse ricostruzioni, in seguito ad altrettante distruzioni per varie cause, della basilica, e che quella che oggi possiamo ammirare è quella fatta riedificare da Papa Innocenzo X, nato Giovanni Battista Pamphilj, affidandone l'opera al Borromini.


Il progetto di riedificazione iniziato nel 1650, assieme al cantiere di Piazza Navona, era ambizioso e si protrasse a lungo. Nel 1660 papa Alessandro VII fece rimuovere i portoni bronzei dell'antica Curia Iulia perché divenissero i battenti del nuovo ingresso della basilica. I lavori edilizi si prolungarono fino al pontificato di Clemente XII, quando venne realizzata infine la facciata principale, progettata da Alessandro Galilei, completata nel 1734 rimuovendo completamente le vestigia del tradizionale impianto dell'antica basilica.


Della basilica medioevale restano solo il pavimento, il ciborio e il mosaico absidale.
Un'ulteriore campagna decorativa fu portata avanti da Clemente VIII negli anni dell'ultimo manierismo.
Francesco Borromini, pur vincolato dal preesistente soffitto e dal pavimento cosmatesco, da lui stesso restaurato e integrato, creò uno dei suoi più alti capolavori, specie nella fuga di spazi delle navate minori, caratterizzate da un uso estroso e intellettuale delle fonti luminose, dette camere di luce, espediente che permette l'illuminazione diffusa degli spazi architettonici e dallo stucco bianco.


Francesco Borromini racchiuse le colonne dell'antica navata centrale in nuovi pilastri, alternati ad archi e caratterizzati da un ordine colossale di paraste. Sui pilastri collocò delle nicchie dalla forma di tabernacolo, riutilizzando parte delle splendide colonne in marmo verde antico che sostenevano le volte delle navate laterali. Nel secondo ordine fece in modo di alternare ai finestroni delle cornici ovali adornate dai motivi vegetali della palma, dell'alloro, della quercia e di essenze floreali, al cui interno lasciò visibili, quali reliquie, lacerti dell'antica muratura costantiniana.



Lungo la navata centrale si aprono le 12 nicchie che racchiudono altrettante monumentali sculture degli Apostoli.


Tra queste, quella di San Bartolomeo, opera di Pierre Le Gros, che lo raffigura secondo la tradizione, che lo vuole ucciso, scuoiato della pelle.


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